Il lato oscuro del Black Friday: la verità svelata dietro gli sconti

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Il Black Friday è un periodo molto atteso per i negozianti online e offline, che vedono aumentare esponenzialmente le loro vendite grazie ad una serie di sconti e offerte che attirano i consumatori. Anche questi ultimi attendono con grande euforia questo momento, andando a caccia del grande affare. Tuttavia, guardando i numeri, il Black Friday presenta anche alcuni punti “oscuri” che analizziamo di seguito.

Come rivelato da un doppio sondaggio di Confesercenti risalente all’anno scorso, il primo condotto sulle imprese associate e il secondo realizzato con IPSOS su un campione di consumatori, emergono dati piuttosto contrastanti. Benché il Black Friday sia nato come evento online, secondo il sondaggio nel 2024 hanno partecipato oltre 200.000 imprese del commercio di vicinato (il 29% del totale), poco meno di un negozio su tre. Il 12% ha partecipato solo il venerdì del weekend del Black Friday, mentre il 17% ha anticipato le promozioni. La percentuale è in calo rispetto al 2023, quando la quota dei negozi di vicinato che ha partecipato si è attestata al 34%.

Non tutti i negozianti hanno però una percezione positiva di questo periodo. Chi aderisce ritiene che partecipare al Black Friday sia una buona occasione per aumentare le vendite (32%), perché ha avuto buoni riscontri negli anni passati (23%) e perché è un evento molto apprezzato dai consumatori (45%).

C’è però anche chi dice no alla giornata degli sconti, principalmente perché non ritiene l’iniziativa adatta alla propria attività (39%). Un altro 41% dei commercianti ritiene addirittura controproducente l’eccesso di sconti e promozioni in vari periodi dell’anno. Un negoziante su 4, sempre secondo il sondaggio di Confesercenti, ha dichiarato che ha applicato sconti del 20%; il 15% ha detto di aver applicato sconti del 30%; il 35% ha dichiarato di aver applicato sconti del 40%; infine solo il 10% ha detto di essersi spinto fino a sconti del 50%.

L’appeal del Black Friday invece resta forte sui consumatori. L’86%, nel 2024, ha dichiarato che prima di procedere all’acquisto avrebbe seriamente valutato le offerte, mentre il 44% sapeva già in anticipo cosa acquistare. La spesa media complessiva è stata di 235 euro a persona, per un giro d’affari complessivo di circa 3,8 miliardi di euro, il 3% in più rispetto al 2023.

Per la prima volta, durante il Black Friday 2024, le vendite online negli Stati Uniti hanno superato i 10 miliardi di dollari, raggiungendo lo storico traguardo di 10,8 miliardi. Si tratta di un incremento del 10,2% rispetto al 2023. Questo risultato rappresenta più del doppio rispetto al Black Friday 2017, quando l’ecommerce aveva totalizzato 5 miliardi di dollari di vendite nel mercato americano.

In Italia i dati del 2024 parlano di un mantenimento della crescita dello shopping online rispetto al 2023, con un aumento generale delle spedizioni ecommerce del 5,17% nelle 2 settimane che includono Black Friday e Cyber Monday. Il trend è solo lievemente al di sotto dell’aumento dello scorso anno (pari a quasi il 7%): è una conferma di un consolidamento del settore e delle abitudini dei consumatori, con una crescita prevedibile e stabile.

C’è un’altra questione che merita un maggiore approfondimento: gli sconti gonfiati da parte di alcuni commercianti. Secondo una ricerca di Federconsumatori, in molti casi gli sconti pubblicizzati superavano il 20%, ma il risparmio reale si attestava tra il 5 e l’8%. Su alcuni prodotti addirittura è stato registrato uno sconto che superava il 50%, ma il vero sconto sfiorava appena il 20%.

Questa pratica poco etica, ai limiti dell’illegalità, è stata confermata anche da un’indagine condotta dalla Commissione europea e da 13 autorità nazionali per la tutela dei consumatori dell’UE sui siti di e-commerce nel 2022. Nel 23% dei casi le percentuali degli sconti sui prodotti venduti online sono state gonfiate, o sono risultate del tutto inesistenti. L’indagine è stata effettuata su 16.000 prodotti di 176 siti web europei per un mese, rilevando violazioni in almeno il 43% dei portali analizzati.

La pratica degli sconti gonfiati rischia però di erodere la fiducia degli acquirenti. Secondo Altroconsumo nel 2024 l’82% degli italiani ha fatto acquisti online e, benché il 65% abbia ritenuto il periodo favorevole, è aumentato anche lo scetticismo sull’effettiva possibilità di risparmiare. Un italiano su quattro infatti pensa che sia difficile trovare uno sconto reale.

Infine c’è un’altra domanda da porsi: come reagiscono i consumatori agli sconti? Secondo uno studio Nielsen, le promozioni iniziano a catturare l’attenzione e a generare una risposta positiva solo quando raggiungono una soglia minima del 20%, mentre quelle inferiori al 10% risultano spesso inefficaci. Tuttavia, superare il 50% di riduzione può essere controproducente, innescando nei clienti dubbi sulla qualità del prodotto o sulla credibilità dell’offerta, quindi con un ritorno negativo anche sulla percezione del valore del brand. A questa dinamica si aggiunge un’importante variabile generazionale, come evidenziato da un sondaggio di Hawk Incentives: i Millennials si dimostrano più sensibili agli sconti online (93%) rispetto ai Baby Boomers (80%).

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