Nel 2020 il trend di digitalizzazione delle aziende italiane ha subìto un’accelerazione: è questo il dato che emerge dall’annuale report “L’E-commerce in Italia” realizzato da Casaleggio Associati che analizza la presenza online delle imprese nostrane e l’impatto che questa ha sulla loro conoscenza all’esterno e sulle proprie scelte di business.
Molte attività, nell’ultimo anno, si sono affacciate al digitale con l’obiettivo di aumentare la brand reputation.
C’è chi lo ha fatto in piena autonomia e con mezzi improvvisati, come l’apertura di un canale di messaggistica istantanea o social network.
Altri, invece, si sono affidati a terzi, privilegiando piattaforme già consolidate sul mercato o nate per l’occasione.
Ma c’è anche chi ha investito sull’e-commerce che già aveva e lo ha potenziato.
In ogni caso, chi si è affacciato all’online o ha consolidato la propria presenza in rete, ha indubbiamente potuto beneficiare della potenza offerta dal canale web in termini di brand reputation.
Per quanto riguarda le soluzioni e-commerce, le aziende italiane hanno potuto scegliere tra una varietà di sistemi, un terzo dei quali sono piattaforme sviluppate ad hoc.
Tra le soluzioni privilegiate troviamo quindi Magento (19%), Ecwid (14%), WooCommerce (12%), PrestaShop (10%), Storeden (7%) e ZenCart (5%).
Tuttavia, il ricorso all’e-commerce non cancella l’interesse delle aziende per gli acquisti in store; in tal senso, crescono le soluzioni in ottica phygital, ovvero volte a combinare processi fisici e online, in modo da beneficiare dei vantaggi offerti da entrambi i canali, sia per se stesse che per i consumatori.
Sempre allo scopo di aumentare la propria brand reputation, nel 2020 molte aziende hanno iniziato a sviluppare una strategia omnicanale (37%), mentre un’altra buona parte di attività vanta già un alto livello di implementazione (27%).
Allo stesso tempo, il 20% delle imprese italiane non ha ancora preso in considerazione l’idea di sviluppare strategie omnicanale, mentre il 12% ha pianificato di iniziare nel 2022.
Una strategia omnicanale è essenziale per potersi relazionare con i consumatori secondo le loro preferenze: lo dimostra il fatto che il 40% degli utenti online è disposto a non effettuare un acquisto se non può farlo sul suo canale preferito.
Oggi i consumatori utilizzano in media sei punti di contatto e quasi il 50% ne utilizza regolarmente più di quattro.
Ogni canale in più inserito in una strategia di vendita determina un aumento del fatturato per l’azienda: ad esempio, un consumatore che utilizza più di quattro canali fa innalzare la propria spesa del +9%.
Riconoscere il cliente e comprendere il suo comportamento d’acquisto su tutti i canali rimane la principale strategia che le aziende italiane attiveranno nei prossimi anni per aumentare la brand reputation (17%), seguita dall’interesse ad incrementare le vendite tramite strategie che rendano disponibili ai consumatori le informazioni relative al prodotto su tutti i canali (16%) e all’implementazione di strumenti di up e cross selling (11%).
Altre strategie messe in atto riguardano la promozione di dinamiche di click and collect in store (14%), l’implementazione di store locator sul sito o sull’app (10%), il favorire pagamenti digitali in store e a domicilio (9%), la necessità di dare ai negozi gli strumenti digitali per l’accesso alle informazioni e la gestione delle attività (6%), l’accettazione in store dei resi di acquisti e la promozione del self check-out (entrambi al 5%), fino al wi-fi in store per promuovere contenuti personalizzati che favoriscano il social commerce (3%).
Il 3% degli imprenditori, invece, ha indicato di non credere che l’omnicanalità possa dare un vantaggio in termini di brand reputation e conversioni alla propria azienda.
Infine, rispetto alle attività di promozione online del proprio brand allo scopo di aumentare la visibilità e la conoscenza oltre i confini dello store fisico, il 48% delle imprese dichiara di essere soddisfatto e di aver trovato la strada giusta per sponsorizzare il proprio brand.
L’attività di promozione online continua ad essere ritenuta difficoltosa dal 42%, mentre il 10% dichiara insoddisfacente l’attività, non riuscendo a trovare un sistema con un buon rapporto costi/risultati.
Per quanto riguarda le azioni di marketing più utilizzate, la SEM continua a raccogliere la maggior parte degli investimenti (19%); al secondo posto troviamo le attività SEO (15%), seguite da social media (12%), e-mail marketing (10%), display advertising, comparatori e remarketing (tutte al 6%), Tv, radio, stampa (5%) ed i programmi di affiliazione (3%).