Marzo è un mese cruciale per il fashion retail, così come il 2025 è un anno di trasformazione per il settore, caratterizzato da una forte spinta verso l’innovazione tecnologica, la personalizzazione e la sostenibilità. Secondo il report State of Fashion 2025 di McKinsey e BoF, nel mercato globale della moda ci sarà una crescita dei segmenti non appartenenti al lusso, come il resale e l’off-price, che rappresentano il 70% del profitto economico del settore.
All’orizzonte si stagliano nuove sfide e opportunità, che richiedono decisioni strategiche di investimento. Ci sono però anche i rischi da affrontare, dettati soprattutto dalle strategie di marketing e dagli investimenti che devono seguire i nuovi trend. Tra il cambio stagione, la pianificazione per le collezioni primaverili e il bilancio delle vendite invernali, i commercianti di moda devono scegliere con attenzione dove allocare le proprie risorse per massimizzare il guadagno. Quali sono dunque le reali tendenze del mercato che devono interessare il settore del fashion?
La moda da tempo ha avuto una svolta “green” e sono diverse le iniziative intraprese per rendere la produzione più sostenibile. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente il consumo medio di prodotti tessili per persone nell’UE richiede circa: 400 mq di terreno, 9 m3 e 391 kg di materie prime, causando un’impronta di carbonio di circa 270 kg. Investire in sostenibilità è fondamentale innanzitutto per una questione etica e ambientale, ma anche di marketing, poiché i brand sostenibili acquisiscono punti agli occhi dei potenziali clienti.
Secondo un’analisi di McKinsey, un quarto del potenziale dell’IA generativa nella moda potrebbe essere guidato da casi d’uso nella progettazione e nello sviluppo del prodotto. Tuttavia, solo il 28% dei leader del settore ha già integrato l’IA nei processi creativi. È comunque evidente che l’Intelligenza Artificiale è un altro settore dove il fashion investirà tanto nei prossimi anni.
L’Intelligenza Artificiale ottimizza anche la personalizzazione dell’esperienza d’acquisto del cliente e infatti, secondo uno studio di Deloitte, il 50% dei consumatori è interessato ad acquistare prodotti o servizi personalizzati.
Passiamo alla seconda domanda: quanto costa gestire un punto vendita nel mercato attuale, tenendo conto delle innovazioni e dei nuovi trend? Gestire un punto vendita nel settore della moda comporta una serie di costi fissi e variabili. I costi fissi includono affitto, utenze, stipendi del personale e assicurazioni, mentre i costi variabili comprendono l’inventario, le spese di marketing e le commissioni sulle vendite. Secondo un rapporto di McKinsey, nel 2025 le aziende del fashion retail affronteranno sfide economiche significative, con una crescita rallentata e margini di profitto sotto pressione. Inoltre i leader della moda intervistati dal sondaggio annuale BoF-McKinsey State of Fashion Executive Survey sono piuttosto pessimisti e solo il 20% prevede miglioramenti nel cosiddetto “sentiment” dei consumatori nel 2025, mentre il 39% prevede un peggioramento delle condizioni del settore.
Come riportato da consorzionetcomm.it, oltre un terzo (31%) dei ricavi globali del settore fashion proviene dagli acquisti online, con gli acquisti da dispositivi mobili che rappresentano la quota maggiore (63% delle vendite digitali). Questo trend è destinato a crescere con un tasso annuo composto (CAGR) del 9,5% tra il 2023 e il 2029, interessando tutte le principali categorie: abbigliamento, accessori e calzature.
Nel 2024, il mercato retail della moda si mantiene stabile, con una crescita stimata del 3% e un valore complessivo di 1.790 miliardi di dollari. Il canale online, invece, registra un aumento più significativo, con un +12,5%, ossia quattro volte la crescita del commercio fisico.
In Italia, secondo le analisi di Netcomm, le aziende stanno investendo in modo significativo per migliorare l’esperienza d’acquisto digitale. Tra le priorità, l’ampia scelta di prodotti, considerata essenziale dal 38% dei consumatori, e la semplicità, la velocità e l’efficienza del processo d’acquisto, fattori chiave per il 27,7% degli utenti.
Come e quanto denaro verrà invece distribuito negli investimenti, che vanno dalla tecnologia agli eventi fino al negozio fisico? Negli ultimi anni, le aziende di moda hanno incrementato significativamente gli investimenti in tecnologia. Secondo McKinsey, tra il 2019 e il 2021 tali investimenti sono aumentati del 66%, raggiungendo un valore di oltre 16 miliardi di dollari. Si prevede che entro il 2030 questa cifra possa raggiungere i 50 miliardi di dollari.
Nel 2021 le aziende del settore hanno destinato tra l’1,6% e l’1,8% dei loro ricavi in tecnologia, previsione di aumento al 3,0-3,5% entro il 2030. Questo incremento è guidato dalla convinzione che la tecnologia possa offrire un vantaggio competitivo, sia nelle interazioni con i clienti che nelle operazioni interne.
Gli eventi, come sfilate di moda, fiere e presentazioni, rappresentano una componente fondamentale per la promozione e il posizionamento dei brand. Sebbene non siano disponibili dati specifici sulla percentuale di ricavi destinata a tali attività, anche perché ogni commerciante stabilisce un budget secondo le proprie possibilità e gli obiettivi da raggiungere, è noto che le aziende del lusso e della moda investono cifre significative in eventi per rafforzare la loro immagine e raggiungere il pubblico target.
Nonostante la crescita dell’e-commerce, i negozi fisici continuano a svolgere un ruolo cruciale nell’esperienza del cliente. Le aziende investono in design innovativi, tecnologie in-store e formazione del personale per garantire un’esperienza d’acquisto coinvolgente. Secondo un rapporto di McKinsey, le tecnologie come la robotica, l’analisi avanzata e le applicazioni in-store possono aiutare a semplificare i processi e supportare la sostenibilità, oltre a creare un’esperienza cliente eccezionale.